Il termine Vehicle-to-everything (V2X) comprende le tecnologie di comunicazione tra un veicolo e qualsiasi altro dispositivo in grado di influenzare o di essere influenzato dal veicolo stesso. Concretamente si tratta di un sistema di comunicazione che incorpora diversi altri tipi di comunicazione più specifici per esempio quelli tra veicolo e infrastruttura, veicoli e reti, comunicazioni tra i veicoli, tra i veicoli e i pedoni e ovviamente tra gli stessi veicoli. Come è facile comprendere si tratta di tecnologie in grado anche di migliorare la sicurezza sulle strade, l’efficienza del traffico, il risparmio energetico e chiaramente utilizzate nei sistemi di guida autonoma.

Si tratta di un comparto in cui è impegnata anche Qualcomm (dal 2017) e la vede ora muoversi sul mercato per acquisire Autotalks ed accelerare i tempi di adozione delle tecnologie V2X nell’ecosistema così da disporre di una soluzione dual-mode indipendente che offra soluzioni di sicurezza ad hoc.

Due aspetti convergono: da una parte il bisogno di connettività affidabile per la trasformazione digitale anche nel comparto automotive sulla scorta di veicoli software-defined in grado pertanto di favorire lo sviluppo anche di nuovi modelli di business, dall’altro, è una nostra percezione, potrebbero aprirsi ulteriori nuovi scenari, pensando all’integrazione di questa possibilità con lo sviluppo delle soluzioni di AI, in particolare dell’AI ibrida.

Nakul Duggal
Nakul Duggal, senior vice president e GM, automotive, Qualcomm Technologies

Procediamo con ordine. Autotalks produce semiconduttori fabless per le comunicazioni V2X dal 2009 progettate per ridurre le collisioni e migliorare la mobilità. L’acquisizione da parte di Qualcomm ha come primo obiettivo l’integrazione quindi delle soluzioni di sicurezza autonome di Autotalks, pronte per la produzione dual-mode, nel portafoglio di prodotti Snapdragon Digital Chassis di Qualcomm Technologies, la serie di piattaforme automobilistiche connesse al cloud dell’azienda.
“Abbiamo investito nella ricerca, nello sviluppo e nell’implementazione del V2X dal 2017 ]…[ e crediamo che, con la maturazione del mercato automobilistico, sarà necessaria un’architettura di sicurezza V2X autonoma per migliorare la sicurezza degli utenti della strada e i sistemi di trasporto intelligenti”, spiega Nakul Duggal, senior vice president e GM, automotive, Qualcomm Technologies.

Come anche V2X può beneficiare dell’AI ibrida 

Per quanto riguarda invece il secondo aspetto, sarebbe opportuno valutare vantaggi e rischi della correlazione intrinseca tra la produzione e lo scambio dei dati che avviene anche negli scenari V2X – come d’altra parte in tutti gli scenari di tipo Internet of Everything – e lo sviluppo della maturità di un’AI ibrida come è intesa anche da Qualcomm.

Un’architettura di AI ibrida distribuisce e coordina i carichi di lavoro dell’IA tra il cloud e i dispositivi all’edge, anziché elaborare solo nel cloud. Il cloud e i dispositivi edge (non sono solo gli smartphone ma anche sensori, automobili, pc e dispositivi IoT) – lavorano quindi insieme per migliorare le prestazioni dell’AI.
Poiché questo modello consentirà agli sviluppatori e ai fornitori di AI generativa di sfruttare le capacità di calcolo disponibili nei dispositivi all’edge è facile anche pensare a quali potrebbero essere i vantaggi non solo in termini di prestazioni ma anche di sicurezza, per esempio valutando la possibilità di poter eseguire un’inferenza di un certo tipo direttamente sul dispositivo, senza ricorrere necessariamente al cloud e quindi risparmiando importante risorse.

Da una parte l’AI ibrida può quindi mostrare le proprie potenzialità mano a mano che i modelli di AI generativa diventano granulari e la capacità di elaborazione dei dispositivi cresce (è già presente negli smartphone, infatti, su compiti specifici) e sarà potenzialmente applicabile a tutti i segmenti di dispositivi, anche alle automobili. Del tutto concreta la possibilità quindi che tra i segmenti a beneficiarne ci sarà anche quello V2X.

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